“Quando la sabbia non cancella le impronte…”
Nell’universo M&G non ci si ferma e, mentre si raffreddano i motori dell’edizione 2024 del Beach Volley Young, si accendono quelli della prima storica stagione di Superlega della Yuasa. Ma come per l’estate, quando si affaccia l’autunno, abbiamo bisogno ancora di assaporare un po’ quel che è stato. Torniamo allora per un momento sulla giornata conclusiva di questa edizione ricchissima. E se è vero, come diceva il piccolo principe, che per ogni fine c’è un nuovo inizio, magari queste righe non raccontano solo la fine di un’avventura ma inaugurano l’inizio di un’altra (che sveleremo nei giorni a venire).
Sono oramai le 20:30 di una domenica caldissima di Luglio, in uno chalet affollatissimo al mare, nella giornata conclusiva di un camp estivo. Mentre sto finendo a pie’ pari nel classico conflitto del tipico genitore che, da una parte, si dà una pacca sulle spalle e si dice “vedi che bravo, hai dedicato tutto il giorno, sotto il sole, a tuo figlio per regalargli una giornata bellissima!” e, dall’altra, si fa lamentoso iniziando, nemmeno troppo velatamente, a chiedersi “ma quando finirà tutta sta cosa? Bisogna tornare a casa, etc etc” lanciando sguardi nervosi compulsivamente all’orologio, all’improvviso tutto ciò che è intorno a me si freeza, come quando il buon Alessandro Borghese, nel suo 4Ristoranti, guarda in camera e si esibisce in qualche rimprovero al malcapitato ristoratore di turno.
Giusto il tempo di chiedermi se è l’effetto del sole, se non mi stia sentendo male, che un istante dopo sono a godermi qualche attimo di questa improvvisa magia, perché non so quanto durerà. E allora mi immergo in quel che vedo, tanto nessuno se ne sta accorgendo, tutti fermi a mia disposizione: i più vicini sono i volti provati di centinai di genitori (che mescolano stati d’animo diversi: stanchi, entusiasti, critici, ammirati, felici); subito dopo mi imbatto su quantità industriali di sabbia sui corpi di decine di ragazze e ragazzi (la panatura perfetta della felicità); poi incrocio gli occhi di un numero non precisato di allenatori e staff della M&G Scuola Pallavolo e delle tante società del territorio che hanno fatto squadra, i quali riescono, come in un miracolo, a far sorgere sguardi di luce e gioia su qualche onda più o meno scavata di occhiaie da stanchezza; ora arrivano corpi scolpiti, che chiedono al mio collo di guardare in su per la loro altezza, circondati e disponibili (sono i giocatori di Serie A che potevano trascorrere questa ultima domenica di vacanza altrove ma sono qui); infine le maglie rosa dello staff dello chalet DoppioZero, i padroni di casa, che portano i segni della fatica sui colori dell’estate; infine tanti palloni, molte reti, alcuni campi (per settimane calpestati, colpiti, abitati, conquistati e ora quasi avverto la loro tristezza perché, nonostante tutto, tutto sta finendo).
Mentre questi colori, odori, emozioni stanno lì, a mia disposizione, mi chiedo di cosa mi stavo per lamentare, provo per un momento vergogna e mi domando come mai non so più riconoscere e contemplare la felicità: perché la nostra vita deve sempre attendere altro, quel che arriva dopo? Perché la nostra vita deve dare sempre una funzione a tempo a qualsiasi momento? Perché, come è stato scritto, ci dimentichiamo sempre più spesso che “di tanto in tanto è bene fare una pausa nella nostra ricerca della felicità ed essere semplicemente felici”? Forse è tutta una reazione di difesa: sono gli anticorpi che mettiamo in campo quando qualcosa sta per finire e in realtà ci dispiace moltissimo, così, senza colpo ferire, vogliamo solo che tutto volti presto pagina. Una sorta di sconfitta a priori che vogliamo infliggere alla nostalgia che altrimenti ci prenderebbe. Non lo so, ma capisco, come poche altre volte, che persino in questo nostro tempo complesso – un tempo fatto spesso di rancore e risentimento, nel quale siamo allenati a detestarci o invidiarci; un tempo votato sempre all’accelerazione e alla prestazione, nel quale siamo allenati solo a fare di più, sempre di più, senza capire il perché – ci viene data ogni tanto la possibilità di fermare tutto e vivere senza calcoli per regalare felicità e ritrovarsela addosso.
Questo mi ha donato la Beach Volley Young 2024, ripensando a queste cinque settimane e queste ultime due giornate di festa: siamo impastati di fatica e forza, di sogni e realtà, di lamentela ed entusiasmo, di stanchezza ed energia, di sconfitte e vittorie, di delusione e sorpresa, ma in fondo la felicità, che le attraversa tutte e da nessuna è mai del tutto sconfitta, vive e si manifesta in quel tempo sospeso che è il tempo che qualcuno ruba a sé e dedica ad altri per la loro (e propria) felicità. E qui in molte e in molti lo hanno fatto, regalando a tante ragazze e tanti ragazzi qualcosa di più di un’esperienza tra le altre, ma un percorso per conoscersi meglio, stare insieme e portarsi a casa piccoli distillati di felicità.
Il miracolo è finito, tutto intorno si rimette in moto, sento di nuovo rumori e vedo trofei, docce, biciclette, sento voci, sudore, grida, saluti, ringraziamenti; allora mi adeguo, recupero Filippo e ce ne torniamo a casa, sapendo però entrambi nel cuore, mentre pedaliamo verso la macchina, che sì c’è altro da fare, ma che niente altro ci poteva regalare quel che ci è stato regalato.
Luca Alici