TRA LIBERAZIONE E PROMOZIONE

TRA LIBERAZIONE E PROMOZIONE

Un panino al prosciutto, sulla strada del ritorno, nel parcheggio semideserto di una delle poche aree di servizio, peraltro chiusa, nel tragitto di ritorno da Siena verso casa. Parto da quello che apparentemente è il segno meno eclatante di una giornata storica, ma che resiste nei miei ricordi, tra i tanti che affollano la mente, a un anno esatto di distanza dal giorno che ha fatto la storia della pallavolo per Grottazzolina e Montegiorgio, ma non solo. La ciliegina della torta di un esodo e di un traguardo di una comunità intera, per la quale, senza sfiorare la blasfemia, da quel 25 aprile del 2024, accanto alla liberazione dal nazifascismo, questa data resterà indelebilmente legata al ricordo di una promozione attesa ma inimmaginabile, meritata ma impossibile, fin qui solo sognata e ora persino vera.

Si tornava dalla festa, dalla gioia pura, dalla materializzazione di ciò a cui tutti pensavano ma che nessuno pronunciava, dal delirio di un palazzetto abitato e “invaso” dai colori e dai cori di un paese e di un territorio. La sbornia di felicità ci aveva fatto dimenticare la cena e tornando ci eravamo accorti che, tra nervosismo e trepidante attesa, dalla mattina avevamo fatto fuori tutte le scorte. Ci fermiamo in un autogrill, ma è tutto chiuso. Proviamo a ripartire, dicendo a Filippo che avremmo trovato qualcosa. E chi incontriamo? Ovviamente un pezzo di Grotta, uno dei tanti che in quella giornata aveva fatto quella strada, si era mosso verso Siena, aveva deciso che non si poteva mancare a quell’evento, si era ritrovato persino in Piazza Del Campo o tra i vicoli della splendida città toscana, confidando che l’allegoria del buon governo che disegna la città ideale diventasse il teatro della realizzazione della perfetta impresa sportiva. Non poteva essere diversamente. I grottesi e i montegiorgesi, in quel giorno, li avresti incontrati ovunque.

E che succede? Che con quei compaesani si condivide quel che sembrava impossibile da condividere fino a pochi mesi prima, si esulta per qualcosa a cui si fa fatica ancora a credere – condividere la gioia è una di quelle esperienze in cui non si perde ma si moltiplica – e alla fine si condivide persino un panino. “Ma come non avete niente?” “A noi è avanzato questo panino al prosciutto, lo vuoi Filippo?” Filippo ringrazia e noi con lui e si sgranocchia quel panino come fosse la cosa più preziosa e buona del mondo.

Ricominciamo così il viaggio di ritorno, con un ulteriore motivo di gratitudine nel cuore e quel panino diventa l’immagine di tutto: il sapore artigiano e saporito del prosciutto quella di un’intera stagione e di una storia molto più lunga di quella stagione; quel pane forte e croccante l’insieme di quelle tante molliche e di quella solida scorza che sono stati tutti quelli che si sono spesi per rendere possibile un sogno; la semplicità di quel panino che sfama quella di una realtà che ha saputo sempre vedere l’essenziale, senza cedere a eccessi barocchi o sproporzionati; quel gesto di condivisione di cui abbiamo usufruito il “di più” che ognuno è stato chiamato a fare per realizzare l’impresa (i giocatori, oltre il dovere e verso i compagni; lo staff tecnico, oltre il proprio tempo e verso la squadra; la società, oltre i numeri e verso un territorio; la comunità, oltre il campanile e verso un bene più grande e meno autocentrato).

Lo sport è un luogo delle nostre tante convivenze possibili e necessarie, difficili, mai scontate, attraversate da conflitti che non ne devono mettere a repentaglio la pace e la solidità, ma devono solo far sperimentare con fiducia la bellezza della pluralità, di visioni, di competenze, di disponibilità. Se si mette al servizio di un territorio e delle persone diventa anche una occasione di comunità e a quella comunità consente di ritrovarsi e rivedersi da fuori, nella gioia di una vittoria o di un traguardo, così come nella fatica di una sconfitta o di un fallimento, passando dalla quotidianità di ciò che si condivide. Da un anno a questa parte, il 25 Aprile per Grottazzolina e Montegiorgio è anche il ricordo di come lo sport le abbia rese comunità, tra liberazione e promozione.

Luca Alici

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