
Una lettera speciale…
Ciao a tutti, scusate se mi permetto ma oggi due parole vorrei dirle anche io. Perché quella di domenica non è stata una partita di pallavolo, bensì una rivincita, soprattutto per me.
Voglio dirvi GRAZIE, uno ad uno. Tremilaquattrocentoquarantadue grazie. Anzi, di più.
Di più perché domenica non c’erano solo tifosi, tanti, provenienti dall’Umbria e dalle Marche. C’erano anche 28 campioni di uno sport che, devo essere onesto, mi sta piacendo ogni giorno di più, e sta dando sempre più soddisfazioni anche ai miei “colleghi” nelle altre parti d’Italia. Campioni olimpici, campioni del mondo, campioni d’Italia, grazie a tutti voi, è stato un onore per me.
Ma c’erano almeno altre venti persone che quei campioni li allenano, li cullano, li curano, per performare a livelli così alti da scatenare ad ogni punto un boato ed un batticuore.
E poi c’erano altre cinquanta persone, a bordo campo, che questo spettacolo lo hanno raccontato, tra giornalisti, dirigenti, collaboratori, tv e simili.
Ma quello che voi non avete visto è ciò che è avvenuto prima delle 14, quando già i parcheggi cominciavano a riempirsi. Quello che voi non avete visto è ciò che è accaduto la mattina, già dalle nove. Anzi, già dal sabato sera, se vogliamo dirla tutta. E non mi riferisco ad allenamenti di rifinitura e robe tecniche. Mi riferisco agli “invisibili”, ovvero a tutti coloro che, e vi assicuro che non sono stati meno di cinquanta, hanno lavorato alacremente affinché tutto, ma proprio tutto, fosse perfetto all’interno e anche all’esterno.
Gente che ha sacrificato la sua domenica mattina libera per pulire i seggiolini, i bagni, sistemare i tavoli, stampare biglietti ed accrediti. Gente che accompagnava le persone arrivate al botteghino per provare a comperare gli ultimissimi biglietti rimasti, e che non si sono limitate a vendergli un pezzo di carta, ma le hanno prese per mano ed accompagnate a vederli, quei miseri ultimissimi seggiolini magari anche in posizione un po’ sfigata. Gente che ama ogni singolo istante di ciò che fa, e lo fa con puro spirito di volontariato nei confronti di un ideale, di un club e di un territorio che tutto questo se lo meritano, altroché se lo meritano.
Perché dietro un sold out non c’è solo il vendere un biglietto ed il comprarlo. Dietro ad un sold out c’è un lungo e capillare lavoro sul territorio, nelle scuole, nelle piazze. C’è una semina ripetuta e coraggiosa, anche quando e laddove a queste persone veniva detto “ma chi ve lo fa fare?!”. Domenica in tribuna (scusatemi ma io sono ormai vecchietto, non mi piace fare distinzioni e chiamarle VIP o Gold o altro) c’erano imprenditori (che hanno deciso di legare il proprio marchio a quello di questo piccolo grande club) che erano seduti di fianco a esponenti della politica e dello sport, che erano seduti di fianco ad organi di polizia ed autorità del governo, che erano seduti di fianco a famiglie con bambini, che erano seduti di fianco a comunità di recupero di ragazzi che vivono situazioni di svantaggio psichico e psicologico, che erano seduti di fianco a volontari operanti in ambito sociale, che erano seduti di fianco a professori e studenti di otto istituti scolastici del territorio, che erano seduti di fianco ad atleti, dirigenti ed allenatori di QUINDICI società sportive di quello stesso territorio marchigiano, che sono solo le prime quindici che sono riuscite ad entrare.
Tutto questo, per me, ha un valore GIGANTESCO. E sapete perché? Perché questa estate troppo a lungo si è parlato di me in toni polemici, tanto a lungo che a momenti rischiavo di rimanere vuoto, senza padrone né contenuto. E invece è bastato così poco per risolvere: è bastato che attorno ad un tavolo si siedessero persone vere. Perché puoi essere amministratore, gestore, presidente di club, tifoso, persona comune o anche Papa Francesco. Ma quando ci si siede, ci si guarda e poi quello sguardo lo si volge INSIEME a ciò che è meglio per tutti, anziché a ciò che è meglio per ciascuno, allora poi vengono fuori giornate come quella di domenica.
Per cui io vi voglio ringraziare tutti, ma proprio tutti, per ciò che mi avete fatto vivere. Perché ne avevo bisogno, e anche se la mia carcassa fuori inevitabilmente risente dei segni del tempo che passa, domenica tutti insieme avete fatto vedere che il mio cuore sa ancora battere fortissimo, indipendentemente dalla disciplina che all’interno vi viene praticata.
Per cui oggi volevo essere io a ringraziare tutti voi, perché involucri come il mio hanno senso di esistere SOLO ED ESCLUSIVAMENTE per vivere momenti come questi.
Con affetto e gratitudine,
Il Palasport di Porto San Giorgio