Il derby visto da Zorro

Andrea Zorzi, tre aggettivi con cui definiresti la tua avventura a Macerata…
“Inedita non soltanto perché nuova, ma perché profondamente diversa rispetto a tutte quelle precedenti, sia per il mio capitolo di vita che per quello dell’allora Lube. Paesaggistica, perché per me quegli anni hanno significato scoprire un territorio bellissimo grazie ai continui spostamenti in auto col Mascia [Roberto Masciarelli]. Accogliente perché ho iniziato a sperimentare e capire questa dote speciale delle Marche e dei suoi abitanti”.

Tre aggettivi con cui definiresti il tuo primo contatto con Grottazzolina…
“Derogo un po’ alla grammatica. Prima di tutto un ricordo degli anni maceratesi, in cui arrivava già la notizia di questa piccola realtà che si stava facendo valere nel panorama del volley nazionale. Aggiungerei poi che ci vedo la carica positiva dell’entusiasmo adolescenziale, che non è il modo per trascurarne la storia decennale, ma per evidenziarne la carica di sano entusiasmo. Infine, c’è il piacere per alcune esperienze condivise fuori dal campo, figlie dell’attenzione ad alcuni temi, che pur nella distanza ci hanno fatto conoscere più e meglio”.

Cosa ha rappresentato e rappresenta la Volley Lube per la pallavolo italiana, al di là dei risultati?
“Tre capitoli di storia radicalmente diversi, lungo i quali si è sedimentata e formata una protagonista del nostro movimento: inizialmente una realtà super ambiziosa, poi sufficientemente paziente e infine capace di cavalcare con coraggio la lunga fase in cui ha dominato. Ora, in una fase ulteriormente differente, sta continuando in altro modo a mettere a frutto la sua lunga e densa esperienza”.

Cosa può significare per la pallavolo italiana la presenza di una realtà così piccola come la Yuasa, al di là dell’esito di questa stagione?
“Le piccole realtà sono interessanti non soltanto per il modo in cui possono essere una sorpresa nella disputa tra il piccolo e il globale, ma per aiutarci a evitare che lo sport venga giudicato soltanto secondo criteri economici assoluti e ricondotto esclusivamente ad assoluti livelli tecnici. In qualche maniera, le piccole realtà come Grottazzolina fanno da pungolo su una domanda pro-vocatoria: non è che può risultare più interessante l’alternanza di chi vince e perde dentro un equilibrio complessivo dei partecipanti rispetto alle vette e ai livelli tecnici specifici di qualcuno?”.

Questo derby, per blasone e storia, rientra nel classico “Davide contro Golia”
“Resto molto attratto dalla storia di Davide e Golia e dal fatto che la Bibbia ci restituisce la speranza che Davide ce la faccia. Purtroppo, nella storia vince sempre più spesso Golia e la vita del Davide contemporaneo non è solo più complicata, ma più frequentemente con un esito diverso da quello del Davide antico. C’è un però. Grotta, al di là dell’esito della stagione, è portatrice di un messaggio particolarmente utile nella nostra società: Davide può essere importante per tutti, anche se non vince. Riprendo la risposta precedente, ampliandola: Grotta, al di là dell’esito della stagione, per il fatto di esserci, potrebbe essere portatrice di una modalità dal basso che l’intero movimento non vive, rischiando di replicare il modello del dominio delle più forti invece che la costruzione di un ambiente che crea alternanza ed equilibrio”.

Che rapporto hai con le Marche?
“Le Marche sono bellissime, come molte delle zone del centro Italia e gran parte del nostro bellissimo paese. Qui ho però trovato e continuo a sperimentare una umiltà molto accogliente, altrove sempre più rara. Le Marche non risultano ancora troppo prese da se stesse, come altre regioni, e questo dona a ogni occasione in cui le si visita qualcosa di bello e particolare”.

Luca Alici