Under 15 femminile, “anno zero” e sguardo al futuro!
Con la sconfitta di sabato scorso si è chiusa la stagione delle ragazze del gruppo Under 15, una stagione avara di vittorie ma non certo di sorrisi e, soprattutto e ciò che più è importante quando si parla di settore giovanile, di crescita tecnica e esperienziale.
Parliamo infatti di un gruppo, guidato dalle sapienti mani di Alessandro Lorenzoni e Serena Moscati, che di fatto si trovava al suo “anno zero”.
Vanessa Biondi, Virginia Carnevali, Beatrice De Leonardis, Alice Fagiani, Aurora Ilari, Alina ed Anna Kovalyshyn, Sara Marinangeli, Giorgia Mercuri, Matilda Quintili, Alessandra Pezzola, Agnese Righetti, Letizia Tamanti, Giulia Tiburzi.
L’obiettivo, per loro, era iniziare un percorso insieme, che auspichiamo – anzi, ne siamo certi! – porterà queste ragazze ad essere migliori il prossimo anno, e protagoniste fra due.
Perché ne siamo certi? Perché quando si affidano delle “spugne” (ci piace definire tali i giovanissimi, che hanno una straordinaria capacità di assorbire tantissime nozioni in pochissimo tempo) ad una mente esperta e dalla carriera che parla da sé quale quella di Alessandro Lorenzoni, ci viene francamente difficile pensare che questo gruppo non abbia un futuro davanti a sé.
D’altronde, va detto, è stata affrontata una categoria molto difficile, soprattutto se si considera che il gruppo è costituito prevalentemente da ragazze classe 2007 e 2009, e ci si è trovati ad affrontare avversarie classe 2006. Giocare sotto età è infatti sicuramente penalizzante, ma anche molto formativo perché alzando il livello dell’avversario inevitabilmente si velocizza un percorso di crescita, situazione del tutto analoga a quanto accaduto coi ragazzi della maschile.
Nessuno chiedeva a queste ragazze di vincere, onestamente sarebbe stato utopico e fuorviante; certamente ci si aspettavano progressi sotto l’aspetto tecnico, obiettivo centrato sebbene si tratti ancora del primo tratto di un lungo percorso. C’è da lavorare ancora tanto, ma le ragazze hanno il futuro dalla loro, con Alessandro e Serena che ci hanno messo l’anima.
Alle ragazze non si può certo rimproverare nulla, men che meno l’impegno. Non è facile infatti mantenere vivi interesse e abnegazione di un gruppo di giovanissime, nonostante i risultati sul campo fatichino ad arrivare. “Bisogna allenare la cultura della sconfitta”, si dice spesso. Non sono d’accordo, la cultura della sconfitta quando diventa reiterata diventa spesso abitudine alla sconfitta, e lo sport non vive di sola partecipazione, checché se ne dica. Tuttavia, questo è indubbio, bisogna imparare a riconoscere i propri limiti, portarli sempre allo stremo, alzare sempre di più l’asticella e, solo quando si è pienamente consapevoli di aver dato tutto, e anche di più, va bene anche perdere. Perché ci sono anche gli avversari, e quando sono più forti o più avanti di te ci sta che abbiano la meglio.
Eppure queste ragazze vanno più che elogiate, perché in un contesto che avrebbe portato chiunque a dire “ma chi me lo fa fare”, tra pandemia, delusioni e difficoltà, loro ci sono sempre state, protagoniste in palestra con la voglia di giocare, divertirsi, crescere e migliorarsi. E’ un segnale fortissimo, che non può non essere colto e che porterà sicuramente, in un futuro che ci auguriamo possa essere quanto più possibile prossimo, diverse di loro a diventare giocatrici forti, indipendentemente dalla categoria.
“L’unica che ha bisogno di vincere trofei è la prima squadra. Le squadre giovanili non hanno bisogno di vincere, hanno solo bisogno di rendere migliori i loro giocatori, professionalmente e umanamente.
Prima dell’età di 14 anni sono solo abilità del gioco e tutto sta nello sviluppare buone abitudini, come controllare e passare la palla nel modo giusto nel momento giusto, le posizioni da tenere, ma anche lavorare sull’aspetto mentale dei ragazzi.
Quindi alla fine non hai solo un giocatore di calcio completo se tutto andrà bene, ma una persona che fa bene agli altri, che vuol dire qualcosa al mondo.”
Questo discorso è di Dennis Bergkamp, famosissimo calciatore di stampo internazionale. Ma, tale e quale, si può estendere al volley. Le nostre ragazze hanno mediamente meno di 14 anni, ma hanno già qualcosa da dire al mondo.
Per il momento ci basta così.